Il bel tempo che fu

2 nov

Tutti gli anni, puntale sento e leggo che la scuola di oggi non insegna più niente, che i giovani non hanno più capacità di concentrazione, che non c’è più serietà nella didattica… Il discorso prosegue un po’ citando Dante, Leopardi e qualche volta persino Ariosto e Tasso “che purtroppo i ragazzi di oggi non sono più in grado di leggere” per poi arrivare invariabilmente alla vera questione: “Sì, però ai tempi miei le cose erano ben diverse, quella sì che era una scuola formativa!”. Di solito chi dice questo ha un’età tra i quaranta e i settanta anni, ma non è raro sentire anche qualche trentenne. E allora ti poni il problema: ma quando è stata questa mitica scuola? Certo non può essere la stessa del trentenne e del settantenne, a meno che non ci sia stato un tracollo giusto qualche anno fa. Non lo escludo.

Non conosco così bene la scuola di oggi e magari c’è stato veramente un tracollo, però ricordo piuttosto bene quella che ho frequentato io. Posso dire con cognizione di causa che gran parte di ciò che veniva insegnato era noioso e inutile. Ovviamente ciò non vuol dire che tra noioso e inutile e ci sia qualche relazione, ci sono cose totalmente inutili che sono molto interessanti e cose utilissime di una noia mortale. Ciononostante la scuola che ho frequentato riusciva accuratamente a evitare sia ciò che è interessante sia ciò che potesse avere una qualche utilità. Ma facciamo un esempio concreto su una questione che mi sta a cuore. Io amo leggere, da sempre. Certo non mi sarei messo a scrivere un romanzo se non amassi la letteratura. La lettura è rilassante, appagante e piacevole, non diversamente da andare al cinema. Ma allora perché a scuola ci facevano studiare le noiosissime vite degli scrittori e le ancora più noiose critiche letterarie? E, soprattutto, c’è forse qualche adulto che tiene sul comodino “La Gerusalemme liberata”? Ne dubito. E allora perché lo dovrebbe fare un ragazzo di sedici anni? Andiamo volentieri al cinema, anche se nessuno ci costringe a studiarne la storia o leggere tomi di critica, perché per la letteratura dovrebbe essere diverso? Ho parlato di letteratura, perché ho studiato in un liceo e ce n’era veramente tanta, ma non è che nelle altre materie andasse meglio. Il programma di matematica sembrava scientemente studiato per disamorare gli studenti. Ma chi se ne frega delle scomposizioni dei polinomi? Ho riempito quaderni interi di questi stupidi esercizi. Ma quando mai mi sono servite? E certo non mi venite a dire che sono formative! Brutalizzare il proprio cervello a fare operazioni che può fare molto meglio un computer da tre soldi non può essere in alcun modo formativo. La matematica è piena di questioni profonde e piene di fascino di cui un ragazzo può innamorarsi (purtroppo l’ho scoperto troppo tardi), possibile che nella scuola che ho frequentato non ce ne fosse la benché minima traccia? Forse coloro che parlano con nostalgia della scuola di un tempo hanno fatto scuole migliori delle mie, ma ne dubito. La mia impressione è che in realtà rimpiangono soprattutto la propria giovinezza, quando tutto appariva bello ed entusiasmante, anche una scuola con programmi e metodi fermi al diciannovesimo secolo.

3 COMMENTI A “Il bel tempo che fu”

  1. Elena 2 novembre 2011 alle 14:38

    io invece penso che la scuola c’entri poco o niente. io penso che sia proprio cambiata la mentalità dei ragazzi delle nuove generazioni e che sia molto più difficile ora come ora ammaliarli. non c’è curiosità o voglia di eccellere, non c’è più impegno nè rispetto.

  2. Onofrio Filoramo 1 dicembre 2011 alle 18:12

    Le argomentazioni del prof. Umberto Eco
    nell’articolo

    http://espresso.repubblica.it/dettaglio/il-classico-la-scelta-migliore/2167159

    sono, secondo me, condivisibili.

    • Massimiliano Pieraccini 28 dicembre 2011 alle 16:02

      In generale si può senz’altro dire come Umberto Eco che il greco, il latino e la filosofia sono palestre del ragionamento e quindi possono formare degli scienziati e degli ingegneri migliori, però questo ragionamento ha un vizio di fondo: se greco e latino non servono in sé (e non sono neanche interessanti, aggiungo io), ma fungono da palestra di ragionamento per materie più utili e interessanti, perché fare questo strano percorso periferico, affrontiamo subito quelle materie più interessanti e utili. I ragazzi apprezzano la logica formale, la matematica, la statistica, le scienze, sicuramente più del greco e del latino.

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