Robinson Crusoe, il Signore delle Mosche e la tecnologia

11 giu

Nell’anno del Signore 1704 Alexander Selcraig, al secolo Selkirk, orgoglioso marinaio di origine scozzese, in insanabile contrasto con il suo capitano, fu abbandonato su un’isola deserta al largo del Cile e vi restò in completa solitudine per oltre quattro anni, prima che una nave lo raccogliesse e lo riportasse in Inghilterra. Il resoconto di questa incredibile storia divenne un sensazionale reportage giornalistico e Selkirk divenne una celebrità, finché non decise di riprendere il mare. Poco dopo la sua partenza, un affarista in bancarotta coperto di debiti, ma abile polemista, pensò bene di sfruttare questo straordinario spunto per scrivere un romanzo.  

L’improvvisato scrittore si chiamava Daniel Foe, anche se preferiva farsi chiamare con il più altisonante Defoe. Il libro ebbe un successo strepitoso ed è oggi considerato il primo romanzo moderno. Il giovane Robinson Crusoe in completa solitudine ricostruisce un piccolo angolo di civiltà e ci riesce, come dichiarato esplicitamente dall’autore nel libro, “poiché la ragione è la sostanza e l’origine della matematica, così squadrando e calcolando ogni cosa con la ragione e giudicandone nel modo più razionale, ogni uomo può col tempo diventare padrone di ogni arte meccanica”. Insomma, la scienza e la tecnologia sono praticamente già nelle cose e nella mente umana, basta tirarle fuori.

Questo è ciò che si pensava nell’Ottocento, oggi pochi sottoscriverebbero quest’idea. La scienza e la tecnologia vivono di interazioni tra le persone e non può sopravvivere in un piccolo gruppo senza contatti con il mondo. Nessuno di noi, per quanto abile ingegnere, è in grado da solo di costruire neppure un chiodo. E un gruppo di uomini civili costretti in un’isola deserta probabilmente regredirebbe a uno stadio primitivo. Proprio come nel romanzo Il signore delle mosche, in cui un gruppo di ragazzi inglesi della migliore società sopravvive a un disastro aereo su un’isola sperduta. Nell’arco di pochi mesi creano una terrificante società tribale. Il cadavere del pilota dell’aereo è trasfigurato in una divinità crudele e sanguinaria che dà il titolo al romanzo.

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