Leonardo Da Vinci e il radar

30 nov

Su “La Repubblica” di ieri (sia nell’edizione nazionale, sia in quella locale) ci sono due paginate che citano la mia attività come scienziato e ricercatore. E’ una storia interessante di scienza, arte e politica che vale la pena di raccontare con qualche dettaglio. Ma iniziamo dal principio. Cinque secoli fa.

Nel 1505 Leonardo da Vinci ebbe l’incarico di dipingere un affresco a Palazzo Vecchio a Firenze raffigurante la “Battaglia di Anghiari”. Il grande artista, scienziato e ingegnere non si limitò a dipingere un capolavoro, ma volle sperimentare una nuova tecnica per il fissaggio dei colori sulla parete. Putroppo, come spesso succede per le tecniche non sperimentate,  si rivelò un fallimento e l’opera rimase incompiuta. Nel 1563 il grande archietto Giorgio Vasari ristrutturò palazzo vecchio e da allora si è perso le tracce de “La battaglia di Anghiari”. Oggi è uno dei 3-4 grandi capolavori scomparsi che farebbero la fortuna del loro scopritore.
Nel 1976 l’università di San Diego compì la prima indagine mediante strumentazione elettronica sul salone dei cinquecento a Palazzo vecchio. Nel gruppo guidato da John Asmus, c’era il giovane Maurizio Seracini (prendete nota, perché ne riparlerò tra un attimo, come in ogni buona trama). Gli americani usarono gli ultrasuoni (una tecnica non distruttiva) e individuarono un punto nella parete ovest dove avrebbe dovuto essere l’affresco di Leonardo. La sovrintendenza autorizzò lo stacco dell’affresco del Vasari, ma …sorpresa! … non trovarono assolutamente nulla.
Uno dei migliori centri di restauro al mondo (L’Opificio delle pietre dure, OPD) che ha sede a di Firenze, lavorò un decennio per restaurare l’affresco danneggiato e, malgrado l’eccellente lavoro, lo stacco è ancora visibile.
Nel 2000 Maurizio Seracini, che nel frattempo si era messo in proprio fondando una società per la diagnostica dei beni culturali, fu autorizzato a riprendere la ricerca del “Leonardo” scomparso compiendo indagini non distruttive a Palazzo Vecchio. E qui entro in scena io.
Poiché i radar penetranti convenzionali si erano rivelati poco adatti, Seracini su rivolse a me chiedendomi di realizzare un radar specifico per investigare  le pareti di Palazzo vecchio. Nel 2003, con il mio gruppo di ricerca, realizzai il radar (un esemplare unico appositamente progettato) e questo è l’unico strumento che mai abbia fornito un indizio concreto sull’esistenza una discontinuità nella parete est del salone dei cinquencento. Il radar individuò su tutta la parete un segnale a 15 cm di profondità. Non ho idea di cosa possa essere, ci sono molte ipotesi ben più plausibili di una cavità che possa conservare l’affresco di Leonardo. L’unica cosa che ci dice quella indagine è che bisognerebbe farne altre. Ma la storia non finisce qui.
Nel 2007 Francesco Rutelli, allora ministro dei Beni Culturali e vice premier, viene a Firenze e dichiara che sarà lui a svelare il mistero della battaglia di Anghiari pertanto autorizza Seracini a compiere nuove indagini (la cosa va su tutti i giornali e in televisione). Seracini si rivolge ancora a me per realizzare un nuovo radar più sofisticato, iniziamo a definire i dettagli e a prendere accordi. Nei giornali si parla di sponsor che avrebbero donato milioni di euro, ma Seracini temporeggia nel firmare la convenzione con l’università. Alla fine Seracini dirà che lo sponsor aveva rifiutato di finanziare le indagini radar per puntare su “indagini mediante neutroni”, che però poi non sono mai state eseguite. Intanto viene istituita una commissione di esperti per valutare le prove scientifiche e storiche. Queste tardano e le riunioni si fanno sempre più sporadiche. Poi cade il governo Prodi e la storia sembra finita.
E arriviamo ad oggi. Matteo Renzi il sindaco di Firenze dichiara che sarà lui a svelare il mistero de “La battaglia di Anghiari”. Renzi va con Seracini a New York dove ottiene dal National Geographic un finanziamento per nuove indagini.  Però ora le indagini neutroniche (che sarebbero state non distruttive) sono uscite di scena, adesso si parla di forare (!!!!) l’affresco di Vasari.
Il resto lo trovate su “La repubblica” di oggi. Cecilia Frosinini, la  direttrice del settore pitture murarie dell’Opificio delle Pietre Dure, si è rifiutata di collaborare minacciando di dare le dimissioni, io ho dichiarato ai giornali che non c’è nessuna giustificazione scientifica a procedere a indagini distruttive sul dipinto.
Ora il cantiere è protetto da occhi indiscreti mediante un telone e a nessun giornalista è permesso avvicinarsi.

2 COMMENTI A “Leonardo Da Vinci e il radar”

  1. Onofrio Filoramo 1 dicembre 2011 alle 09:13

    Il Vasari era un grande estimatore di Leonardo ed aveva la competenza tecnica per salvarne un’opera, se fosse stato possibilie.
    Sicuramente esisterebbero testimonianze di ciò.
    È insensato investire risorse per cercare ciò che
    probabilmente è irrimediabilmente perduto e lasciare
    degradare il patrimonio culturale che è in vista.

  2. Claudio Castellacci 9 dicembre 2011 alle 15:29

    Un link (2009) per conoscere un po’ più in dettaglio la storia dietro la ricerca della Battaglia di Anghiari: http://www.claudiocastellacci.com/articoli/il-dipinto-segreto-di-leonardo-il-vero-codice-da-vinci-e-il-suo-scopritore/#more-637

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