Gli errori della scienza

6 giu

In una scena del romanzo Giulia Perego, l’affascinante protagonista femminile, esegue un esperimento in un laboratorio di biocontenimento di massima sicurezza. Di proposito ho voluto specificare che l’esperimento non ha dato i risultati sperati, perché questa è la prassi del metodo scientifico. La normalità è l’insuccesso, non viceversa! E in effetti di errori gli scienziati ne hanno fatti a vagonate.

Thomas Edison alla conferenza stampa per annunciare la prima lampadina dichiarò che ora conosceva millenovecentonovantanove modi su come non fare una lampadina. Ma almeno alla fine aveva trovato quello giusto. Albert Einstein passò gli ultimi venticinque anni della sua vita a ragionare su una fantomatica costante cosmologica per poi concludere che era stato l’errore più grande della sua carriera.

William Thomson, in seguito nominato Lord Kelvin per meriti scientifici, fu uno dei più grandi scienziati della seconda metà del diciannovesimo secolo: dette fondamentali contributi in termodinamica, tanto che la temperatura assoluta si misura oggi in gradi Kelvin in suo onore. Tuttavia gli storici della scienza sono soliti scherzare dicendo che Lord Kelvin passò la prima metà della vita ad avere sempre ragione e la seconda ad avere sempre torto. Profetizzò l’impossibilità pratica del volo con mezzi diversi dal pallone aerostatico, sostenne perentoriamente che la Terra non poteva essere più vecchia di qualche milione di anni e alla vigilia della più grande rivoluzione scientifica di tutti i tempi, la nascita della meccanica quantistica, ebbe a dire con ineffabile sicumera che la scienza era arrivata a un punto in cui non c’era più nulla da scoprire e che tutto quello che rimaneva da fare erano solo misure sempre più precise.

Ma Lord Kelvin è in buona compagnia. Hertz, lo scopritore delle onde radio, sostenne per tutta la vita l’impossibilità della trasmissione a distanza. Robert Millikan ed Ernest Rutherford, premi Nobel rispettivamente in fisica e chimica, dichiararono pubblicamente l’assoluta impossibilità di sfruttare le riserve di energia contenute negli atomi.

Ma allora perché, malgrado gli scienziati, la scienza funziona? Se lo sono domandati in molti, da Thomas Khun a Karl Popper, ma al di là di tanti ragionamenti filosofici, la questione è una sola: la misura sperimentale. Finché la scienza parla di cose verificabili sperimentalmente sarà al sicuro dagli errori e dalle distrazioni degli scienziati. Ogni tanto si parla di fantomatici raggi N, memoria dell’acqua, fusione fredda, ma presto o tardi la cruda realtà dell’esperimento demolisce ogni fantasticheria.

 

6 COMMENTI A “Gli errori della scienza”

  1. serena 6 giugno 2011 alle 17:25

    E fortuna che oggi gli errori non vengono puniti come ai tempi di Galileo…
    Del resto, come scrisse Huxley: “Ogni rivoluzione scientifica comincia con un’eresia”!

  2. Clau 7 giugno 2011 alle 10:18

    in molti campi le maggiori scoperte sono nate proprio così, da errori o sviste o illusioni in apparenza assurde. cristoforo colombo insegna, no?

  3. Jay 7 giugno 2011 alle 12:24

    E quadno l’errore è grave, come a Chernobyl???

    • Massimiliano Pieraccini 7 giugno 2011 alle 16:47

      Nel romanzo, Sir Martin J. Rees, astronomo Reale d’Inghilterra, presidente dell’Accademia Reale di Inghilterra, rettore del Trinity College di Oxford, membro della Pontificia Accademia delle Scienze sostiene che siamo sopravvissuti all’Olocausto nucleare per un soffio, ma oggi le minacce sono anche più insidiose perché più diffuse e alla portata di molti. Potremo permetterci sempre meno la possibilità di sbagliare. E prima o poi commetteremo l’errore fatale.
      Rees non è un personaggio di finzione, ma un influente e scienziato inglese che ha scritto un libro dal titolo Il secolo finale, dal quale è tratta questa affermazione. Ma, ovviamente, è solo la sua personale opinione per quanto autorevole.

  4. Tullio D 7 giugno 2011 alle 16:42

    ma lei è di quelli che ritengono che logica e scienza facciano più che altro a cazzotti?

    • Massimiliano Pieraccini 7 giugno 2011 alle 17:18

      La mia personale opinione è che logica e scienza siano due amanti che, come Giulia Perego e Massimo Redi nell’Anomalia, si amano alla follia, ma non riescono a non farsi del male.

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