La Città dell’Atomo

1 giu

Pripyat era una città modello. I palazzi erano stati costruiti alti e distanziati per lasciare spazio ai giardini e ai larghi viali alberati coronati da nidi di cicogne. Si viveva bene nella “Città dell’Atomo”, Atomgrad: questo era il suo vero nome. Un posto tranquillo e piacevole in riva a un fiume lento le cui rive in primavera esplodevano di lussureggiante bellezza. Una città di giovani coppie e di bambini.

Nessuno ha avuto il tempo di invecchiare a Pripyat. Fondata nel 1970 per i tecnici e gli ingegneri della centrale di Chernobyl, fu abbandonata il 28 aprile 1986, due giorni dopo il disastro. Oggi è una città fantasma. L’immagine istantanea di un’epoca. Senza passato e senza futuro.

Nel silenzio e nella desolazione di quel luogo si staglia nel vuoto del cielo la grande ruota panoramica che avrebbe dovuto essere inaugurata il primo maggio 1986, quattro giorni dopo l’incidente. Sul tetto del tetragono edificio sede del partito campeggia ancora il grande simbolo dell’Unione Sovietica. Le spighe, il mondo, la falce e il martello. Sulla piazza a semicerchio lo scheletro svuotato dei grandi magazzini, simbolo di un benessere sempre promesso e mai raggiunto anche nelle idilliache condizioni di una città privilegiata. Più avanti, lungo il viale principale, tra gli alberi che hanno riconquistato la città, si intravede il tetto obliquo della piscina sopraelevata. Le vetrate immense sulla parete più alta. All’interno il trampolino a due piani sul bordo della vasca vuota rivestita di piastrelle azzurre. L’orologio a lancette fermo. Il rivestimento isolante del soffitto che cade a brandelli.

Nel romanzo volevo che il lettore passeggiasse per le vie abbandonate di Pripyat come attraverso i ruderi di un’antica città Maya e provasse tutta la straziante emozione di quel luogo.

6 COMMENTI A “La Città dell’Atomo”

  1. Cinzia 1 giugno 2011 alle 13:46

    Che posto inquiuetante. Uno scenario post-catastrofe che mi ricorda tantissimo l’America di The road descritta da Cormac McCarthy. Immagino che visitarlo non sia un’opzione possibile…

    • Massimiliano Pieraccini 2 giugno 2011 alle 19:15

      In realtà da qualche anno è possibile (vedi post “I rottami di Chernobyl”).

  2. Fra Colli 1 giugno 2011 alle 14:53

    Complimenti all’autore! In più ieri stavo leggendo una rivista che ho trovato al salone del libro di Torino (Watt) e ho letto un bel racconto ambientato proprio a Chernobyl, di Alcide Pierantozzi… Sembra un’ambientazione molto attuale… ora che sappiamo che il referendum sul nucleare c’è davvero ancora di più!

  3. LucretiusT 2 giugno 2011 alle 13:01

    @ Fra Colli

    In realtà da qualche anno è possibile visitare Prypiat e parte della zona di esclusione con tour guidati organizzati da privati. Qui c’è qualche informazione aggiuntiva nel caso qualcuno fosse interessato (http://wikitravel.org/en/Chernobyl).

    Ne approfitto inoltre per fare i miei complimenti al professor Pieraccini per la solida ricerca bibliografica che fa da struttura portante al libro, sia nei dati che nelle atmosfere.

  4. rodd 4 agosto 2011 alle 10:19

    tra qualche anno guarderemo le foto di fukushima con lo stesso sentimento…

  5. daniele 15 maggio 2013 alle 17:29

    Ma come si chiama questo romanzo? Sotto Città dell’atomo non ho trovato nulla…
    Io ho letto un breve romanzo appena uscito che in buona parte è ambientato proprio tra i ruderi di Pripyat e si chiama “Acciaieria. Viaggio nell’abisso”, è ben scritto e su Amazon è in offerta a meno di un euro nel kindle! Da leggere è poi Preghiera per Cernobyl secondo me (con le testimonianze di evacuati, parenti dei liquidatori etc.). Saluti

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