Una stella di nome Assenzio

22 mag

La notte del 26 aprile 1986 il reattore numero 4 della centrale di  Chernobyl esplose. Il primo pensiero del mondo intero fu che fosse scoppiata la guerra nucleare. E in effetti a Chernobyl  si è  combattuta l’unica vera battaglia della Guerra fredda.

Un esercito di 600.000 soldati combatté per mesi contro il mostro, con atti di eroismo sublime. D’altra parte, la guerra era sempre stata un’ossessione nella civiltà sovietica. La Grande Guerra Patriottica, come è stato sempre chiamato il secondo conflitto mondiale, era stato il collante della società. La retorica della lotta contro un nemico invincibile e crudele toccava le corde più profonde dell’animo russo. L’eterna contrapposizione tra il bene e il male. L’eroismo sovrumano di una sfida impari. E l’Unione Sovietica vinse quella battaglia. Alla fine il reattore fu spento e i danni contenuti. Ma la guerra fu persa. L’URSS implose appena cinque anni dopo. Quella vicenda ha segnato un’epoca, forse più della caduta del muro di Berlino.
Il fisico Alexander Kaposka, uno dei personaggi principali del mio romanzo, entra all’interno del sarcofago del reattore numero 4 per prelevare dei campioni. Una discesa agli inferi, tra le macerie della presunzione e dell’incompetenza dell’uomo, nella materializzazione degli incubi di un’intera epoca. Ho scritto L’anomalia perché volevo vedere con i miei occhi, sudare dentro la maschera e la tuta di plastica fissata malamente con del nastro adesivo. Perché questo può fare un romanzo.

8 COMMENTI A “Una stella di nome Assenzio”

  1. Elisabetta 22 maggio 2011 alle 18:39

    E se l’incidente di Chernobyl non fosse avvenuto? Cosa pensa che sarebbe successo? Io sono convinta che, tutto sommato, quel disastro ci abbia evitato guai futuri ben peggiori (fukushima forse è un’altra storia)…

  2. Tina Anselmi 23 maggio 2011 alle 11:27

    “Tutto sommato”? A causa dell’incidente di Chernobyl sono morte (o rimaste gravemente malate) migliaia di persone!!! Vergogna, e stop al nucleare!

  3. paola 23 maggio 2011 alle 13:31

    ma perchè una stella di nome assenzio?

    • Massimiliano Pieraccini 23 maggio 2011 alle 22:25

      «La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare. Il terzo angelo suonò la tromba e cadde dal cielo una grande stella, ardente come una torcia, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare.» Apocalisse 8.11

      Chernobyl, in ucraino, vuol dire “erba amara”, ovvero Assenzio.

  4. Falcia 23 maggio 2011 alle 13:39

    C’è addirittura chi sostiene che Chernobyl sia stata una “colossale mistificazione mediatica”…
    Non ci credete?
    http://www.youtube.com/watch?v=LBoAFt-YNLY&feature=player_embedded

  5. Alessandro 24 maggio 2011 alle 16:28

    Secondo il rapporto del Chernobyl Forum le vittime dirette furono 68 e 4.000 quelle presunte per tumori e leucemie legate alle radiazioni. I Verdi aumentano a 30-60 mila la stima delle vittime presunte, Greenpeace parla di 6 milioni di morti nei settant’anni successivi al disastro.

  6. Carlo B 27 maggio 2011 alle 09:49

    Professore, una curiosità:
    il prof. Redi dell’Università di Firenze ha qualche legame con il personaggio del libro?

    Grazie
    Cordiali saluti
    Carlo B.

    • Massimiliano Pieraccini 27 maggio 2011 alle 15:03

      Assolutamente no. Ho scelto il cognome Redi perché Francesco Redi fu uno scienziato fiorentino, piuttosto importante ma non certo al livello di Galileo o Fermi. Ed è questa la caratura che volevo dare al protagonista: un onesto scienziato, ma non un genio.

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