Il CIRENE

17 mag

L’intera filiera dell’energia nucleare è un’impresa titanica che poche nazioni al mondo sono state in grado di realizzare. Significa partire dal minerale grezzo, purificarlo, assemblare il combustibile, progettare il reattore, l’edificio di contenimento con tutti i sistemi di sicurezza, le turbine, e infine smaltire il combustibile esausto.

Nei quasi settanta anni che ci separano dalla prima reazione nucleare solo una manciata di nazioni sono riusciti a realizzare l’intera filiera, con immensi investimenti: le solite grandi potenze e… l’Italia.

Nel lontano 1946, a pochi mesi dalla fine della Seconda guerra mondiale, un gruppo di giovani ingegneri inizialmente finanziati dalle aziende elettriche dell’epoca e in seguito con ingenti fondi pubblici, iniziano la progettazione della filiera nucleare italiana. Ci vorranno 40 anni di investimenti, il lavoro e la passione di alcune migliaia dei migliori e più motivati scienziati e tecnici, ma alla fine dopo tanti sforzi il primo reattore interamente italiano, il CIRENE, sarà pronto per l’inaugurazione. La data avrebbe dovuto essere fissata in un qualche giorno del 1987. L’anno del referendum che abolì il nucleare in Italia.

Ho scritto questo romanzo anche perché volevo raccontare le vicende di quell’epoca, segnata dalla paura della guerra nucleare e dal disastro di Chernobyl.

 

5 COMMENTI A “Il CIRENE”

  1. Daniele 17 maggio 2011 alle 21:34

    Interessante. Ma dov’è esattamente il Cirene? Che cosa ne hanno fatto? C’è modo di visitarlo?

  2. Daniele 20 maggio 2011 alle 12:14

    Teoricamente il CIRENE sarebbe utilizzabile (se l’Italia decidesse, dopo il referendum, di avviare una politica nucleare)? Oppure ha una tecnologia troppo obsoleta? Avrebbe più senso costruirne uno di nuova generazione o riconvertire questo? Sbaglio o l’impianto di Fukushima era anche più vecchio del CIRENE?
    Grazie del video, molto interessante!

    • Massimiliano Pieraccini 20 maggio 2011 alle 14:50

      Il CIRENE doveva essere più che altro un impianto pilota in scala ridotta (solo 40 MW elettrici). Non credo possa essere riattivato, ma anche se fosse la potenza elettrica sarebbe troppo bassa perché ne valga la pena. Avrebbe avuto un senso solo se verificato il buon funzionamento del prototipo, ne fossero seguiti altri di taglia più “commerciale”, almeno qualche centinaio di MW elettrici.

  3. Paolo Frullani 7 giugno 2011 alle 08:04

    Nei lontani anni ’70, in quanto giovane ingegnere della NIRA, lavorai qualche tempo sul progetto CIRENE. Mi occupavo dei circuiti ausiliari, che erano molti (raffreddamento, depurazione ecc.). Mi interessai, per curiosità personale più che per dovere professionale, al funzionamento generale. Se ricordo bene, il CIRENE (CISE REATTORE A NEBBIA, da cui il suo nome) doveva funzionare ad uranio naturale: di qui il suo interesse per l’Italia, che non aveva impianti di arricchimento. Per me è stato un peccato interromperne la costruzione, perché ci avrebbe insegnato molto.

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