Sendai, un anno dopo

20 mar

In occasione del primo anniversario dello tsunami che colpì il Giappone l’11 marzo 2011, sono stato invitato come rappresentante della mia università alla cerimonia di commemorazione a Sendai, la città più colpita. Il giorno precedente ho visitato l’area del disastro e scritto un reportage per “La Repubblica” che qui riporto:

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I sopravvissuti allo tsunami non amano parlare di quello che hanno vissuto. Perché riaprire una ferita dolorosa? Il tempo e il silenzio sono la migliore medicina. Ma non per il Dr. Yuzo Iwasaki. Lui ne vuole parlare. Sente di doverne parlare e non gli importa se secondo l’etica tradizionale giapponese il dolore si sopporta in privato e in silenzio. Il Dr. Yuzo Iwasaki è stato neurochirurgo affermato, direttore dell’ospedale di Yamamoto-cho, ha 72 anni ed ora è in pensione. Non teme certo per la sua reputazione.

Ci accoglie nel suo appartamento di Sendai, la città più grande nella zona colpita dal disastro. Vernice fresca e  lavori in corso. Una bella vetrata si apre sulla città. Ci sediamo sul divano.

“Non è facile parlare di quei momenti” ci dice in un inglese limpido e sicuro. Ha gli occhi già lucidi. “Noi ci teniamo il dolore dentro” ripete più volte. Poi mostra delle foto che sparge sul tavolo. E’ ritratta una bella casa tra gli alberi. Viveva lì prima dello tsunami. In una delle foto  sorride in veranda fumando la pipa e accarezzando il cane.

“Quando è arrivata l’onda di oltre venti metri la casa si è alzata come un fuscello e ha cominciato a galleggiare come una barca. Pensavamo di affondare da un momento all’altro. Ma la casa ha retto. Ha vagato qua è la come una nave nella tempesta e poi si è arenata sulla scarpata della ferrovia.”

Vedo la foto. Pare incredibile. La casa ha percorso mezzo chilometro, è passata sopra l’intero centro abitato sommerso dall’acqua ed è praticamente rimasta intatta.

“Io sono sopravvissuto a tutto questo” ripete più volte come se ne fosse ancora stupito.

Ci sono lunghi silenzi nella nostra conservazione.

“Quando abbiamo sentito il terremoto, eravamo stati avvertiti che sarebbe arrivato lo tsunami. Abbiamo atteso 25 minuti. C’era tutto il tempo per arrivare fino alla zona sicura a meno di 5 Km. Ma gli allarmi furono confusi e contradditori. Il sistema non ha funzionato”. Si assicura che abbia ben capito, poi spiega: “L’allarme era per uno tsunami che potevamo fronteggiare stando nelle case, quando invece era dieci volte peggiore e c’erano il tempo per poter mettersi in salvo. Non è stato un disastro naturale è stato un disastro provocato dall’uomo.”

2 COMMENTI A “Sendai, un anno dopo”

  1. Maurizio Gullo 6 aprile 2012 alle 16:56

    in cosa consiste la collaborazione con l’università di firenze?

    • Massimiliano Pieraccini 10 aprile 2012 alle 20:34

      Ricerche comuni e scambio di dottorandi (giapponesi che passano 6-8 mesi in Italia e viceversa)

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