Ascesa e declino di powerpoint, ovvero la “Prima legge dell’insegnamento”

15 feb

Quando mi sono laureato, era il 1994, dovetti decidere come presentare la mia tesi alla commissione. All’epoca c’erano tre possibilità: gesso e lavagna, diapositive, stampe su fogli trasparenti. Le presentazioni con computer erano riservate a qualche fanatico della tecnologia. Decisi per le stampe su fogli trasparenti.

La vita universitaria è scandita da continue presentazioni, lezioni, congressi, relazioni, tesi…, negli anni successivi ho quindi assistito in diretta al rapido trionfo di powerpoint. Preparare una presentazione al computer è, infatti, semplice e rapido. Il tuo portatile sul podio è rassicurante. Nessun rischio di non trovare le parole. Formule e grafici sono sempre esatti. Distribuendo la presentazione in anticipo, puoi persino risparmiare al tuo pubblico la seccatura di dover prendere appunti. E’ indubbiamente la più grande invenzione di tutti i tempi per chi deve parlare in pubblico! Me ne convinsi così tanto che nel 2005 decisi di fare il grande passo: avrei convertito tutte le mie lezioni in presentazioni powerpoint. Fu un lavoro di mesi, che però feci con entusiasmo perché l’anno dopo non avrei più dovuto perdere tempo a preparare le lezioni e per di più gli studenti avrebbero avuto tutto il materiale in anticipo. Insegnare nell’epoca di powerpoint sembrava essere diventato un gioco da ragazzi. Sembrava…

Quell’anno correggendo i compiti ebbi un’amara sorpresa: era come se per un intero semestre avessi parlato ai muri. Buio pesto. Non era passato assolutamente nulla agli studenti. Un totale fallimento. Il peggiore nella mia carriera di docente.

Da allora ho sempre ben chiara nella mia mente quella che io chiamo la “prima legge dell’insegnamento” (in analogia con la “prima legge della termodinamica”). Si tratta di una legge fondamentale, che si applica a tutte le modalità di insegnamento, non solo alle presentazioni con powerpoint. E come tutte le leggi serie si esprime con una formula:

D è la fatica che deve fare il docente per insegnare, S è lo sforzo che fa lo studente per capire, M è una costante che dipende dalla materia insegnata. Insegnare con powerpoint riduce quasi a zero D, ma poiché M è una costante, S va a infinito e quindi, a meno di un improbabile sforzo infinito, lo studente con powerpoint non apprende assolutamente nulla. In altre parole, più fatica fa il docente, minore è quella che deve fare lo studente per capire. Non ci sono scorciatoie nell’insegnamento.

Con questo non voglio dire che i docenti dovrebbero continuare in eterno a insegnare con gesso e lavagna del tutto ignari delle nuove tecnologie. Dico solo che non devono sperare che la tecnologia possa sostituire la dura fatica di preparare bene ogni anno le proprie lezioni. E comunque, per quello che mi riguarda, non ho abolito del tutto powerpoint: lo uso con molta moderazione a fini puramente “illustrativi” (mostrare un grafico sperimentale che avrei difficoltà a riprodurre fedelmente) o “decorativi” (catturare l’attenzione con un’immagine evocativa). I concetti importanti, i passaggi difficili li espongo rigorosamente alla lavagna.

 

 

11 COMMENTI A “Ascesa e declino di powerpoint, ovvero la “Prima legge dell’insegnamento””

  1. Saw 15 febbraio 2012 alle 15:10

    questo post le fa onore. si dice spesso che con internet gli studenti si preparano meno e peggio di prima (e probabilmente è vero), ma lo stesso vale per alcuni insegnanti (anche se pochi lo ammetterebbero).

  2. Alessio 15 febbraio 2012 alle 17:51

    Secondo me dipende molto dalla materia.In una materia dove l’importante è memorizzare concetti o apprendere elementi da una lista, allora forse powerpoint è veramente la manna dal cielo. (Scrivere lavagnate di punti di una lista è inutile… meglio se si fanno scorrere con il mouse).
    Tuttavia c’è un altro parametro secondo me è non da trascurare ed è l’attenzione dello studente. Per quanto mi riguarda lo studente vede la lezione con le slide forse non come la rigorosa lezione alla lavagna dove prendere appunti e seguire. Molti studenti pensano … “oggi spiega con le slide , magari non seguo tanto sul sito posso trovare tutto”. Ed ecco allora che lo studente si ha il materiale, ma perde la spiegazione e si sa, che in certe materie senza spiegazione certe lacune non si colmano … Con questo non voglio dire che tutti gli studenti facciano così, però magari si perde l’attenzione credendo di poter poi recuperare leggendo le slide.

  3. Filippo Brizzi 16 febbraio 2012 alle 15:29

    completamente d’accordo con alessio. Ci sono materie come la sua e come analisi dove le slide sono dannose perchè è importante concentrarsi su un passaggio alla volta per capire e dove è anche bello e più attraente scoprire le cose per gradi e aiuta a concentrarsi perchè segui il professore che scrive alla lavagna e necessita di un certo tempo…tempo che lo studente utilizza per cercare di capire e metabolizzare!

  4. Massimo Camerini 21 febbraio 2012 alle 10:25

    salve professore,

    ho seguito le sue lezioni qualche anno fa (credo in quel fatidico 2005) e posso dirle che, secondo me, materie con grossa base matematica non possono prescindere dalla lavagna in cui si illustrano tutti i passaggi.
    Non ho mai sopportato i professori che lasciavano le dimostrazioni a metà dicendo “questo ve lo fate a casa, tanto è facile” (per loro che insegnano la stessa materia da n anni, ma non per me che in 3 mesi devo preparare 4 esami di materie che non incastrano minimamente una con l’altra).
    Purtroppo molti docenti utilizzano pwp come unico strumento didattico, con ben pochi benefici.
    Da studente, ho ricordi molto più piacevoli degli insegnanti che spiegano alla lavagna e finiscono le lezioni con mani e pantaloni bianchi rispetto all’asetticità delle slide.
    Professore, ricordo ancora in maniera indelebile tutti i suoi esempi ed analogie!!!

  5. Onofrio Filoramo 21 febbraio 2012 alle 12:30

    Un professore di fisica spiegava così l’oscillazione di un pendolo:
    metteva uno studente davanti ad un grosso peso che poi faceva oscillare, se lo studente non vacillava vedendo il peso gli veniva incontro era sicuro la legge fisica gli sarebbe rimasta impressa in modo indelebile.
    L’insegnamento è una serie di azioni e retroazioni che “accendono” i cervelli, con la tecnologia non si può sostituire l’interazione fra chi insegna e chi impara.

  6. Onofrio Filoramo 23 febbraio 2012 alle 11:38

    Su Wikipedia ho letto che il prof. Walter Lewin diffondeva le sue lezioni anche in televisione, con un’audience da quattro milioni di spettatori.
    Chissà se in Italia ci sarà mai un’isola dei famosi dedicata alla conoscenza invece che alla banalità?

    • Massimiliano Pieraccini 27 febbraio 2012 alle 15:48

      Anni fa (negli anni Ottanta mi pare) la Rai faceva una trasmissione con Roberto Vacca che per molti aspetti mi ricorda le lezioni di Lewin. A me piaceva tantissimo, ma ho l’impressione che fossimo in pochi ad apprezzarla perché è durata pochissimo.

  7. xenia 14 marzo 2012 alle 17:21

    piaceva anche a me la trasmissione di Roberto Vacca… avevo comperato il libro scritto dallo stesso per mio figlio che l’ha bellamente ignorato e che non ha apprezzato gli studi scientifici…

    Nei quiz televisivi si potrebbe cercare di introdurre “domande serie” che premiassero la conoscenza scientifica e mettessero una sana curiosità nel pubblico…

  8. giovanni colonna 29 marzo 2012 alle 17:03

    Sono capitato per caso su questo blog. Insegno dal 1970 all’Università. Ho insegnato molte e diverse discipline, Chimica, Biochimica, Bioinformatica, Informatica, Enzimologia, Biologia Molecolare ed altre. Ho usato, secondo i periodi, gesso, lavagna e cancellino; pennarello, lucidi e lavagna luminosa; power point. Spesso durante le lezioni mi collego via internet a siti Web di interesse. Ho avuto corsi da 15 studenti fino a 1200 studenti ( i famosi anni 70 quando non c’era il numero chiuso). Mediamente i corsi attuali sono di 100 – 120 studenti. Ho insegnato anche negli Stati Uniti. Non sono ancora in pensione e mi diverto ad insegnare. Il mio commento è molto chiaro e semplice: l’attenzione degli studenti (ed il loro rendimento) dipende solo ed esclusivamente dalle capacità di comunicazione e, soprattutto, di suscitare interessare da parte del docente. Se il docente è capace di indurre curiosità negli studenti ottiene sempre risultati positivi. Ovviamente bisogna essere chiari nell’esposizione e questo dipende solo da quanto si possiede (dentro) l’argomento che si insegna e le sue correlazioni con le altre discipline. Una battuta quà e là durante la lezione, un tono non monotono e molta ironia. La ricetta è questa. O si posseggono queste caratteristiche oppure, si può essere anche bravissimi, ma certamente non un docente.

  9. Maurizio Gullo 5 aprile 2012 alle 21:47

    “chiari nell’esposizione e questo dipende solo da quanto si possiede (dentro) l’argomento che si insegna e le sue correlazioni con le altre discipline. Una battuta quà e là durante la lezione, un tono non monotono e molta ironia.” sembra la descrizione di un professore di teoria di segnali di firenze

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