I tre mali dell’università

19 set

Qualche mese fa trovai un libro su una bancarella dal titolo Il professore di Università. Un agile e brillante libello sull’università stampato nel lontano 1963. Sembrava scritto ieri. Da almeno cinquanta anni, l’università italiana è affetta dagli stessi tre mali: i concorsi che non premiano il merito, la burocrazia, la carenza di fondi.

Praticamente sono state provate tutte le varianti possibili di accesso alla docenza: idoneità nazionale, concorso locale, commissione  elettiva, commissione a sorteggio, persino l’immissione in ruolo senza concorso (la famigerata “sanatoria”). Ogni rimedio è stato peggiore del male che voleva curare. Non riusciamo a trovare un modo per selezionare i migliori. Non che sia un problema solo dell’università. Anzi direi che è il problema della pubblica amministrazione. Però per l’università ha le conseguenze più gravi. A ben vedere l’accademia si basa sull’eccellenza del suo corpo docente, tutto il resto è accessorio. Non essere in grado di selezionare i migliori è il peggior male dell’università italiana.

La burocrazia è l’altra grande piaga che, malgrado i proclami sulla trasparenza e l’efficacia, continua a incancrenirsi. La situazione attuale è che se leggi, regolamenti e circolari fossero rispettati alla lettera, l’università sarebbe paralizzata. Le cose comunque funzionano (con sempre maggior fatica, devo dire) perché alla fine si trova il modo di aggirarli. Ma con due effetti nefasti: enorme perdite di tempo e diffusa cultura della “zona grigia”, del detto e non detto, dell’ “ufficioso” sempre molto più importante dell’ “ufficiale”.

Il finanziamento ridicolamente basso è solo il terzo dei tre mali dell’università italiana.

 

1 COMMENTO A “I tre mali dell’università”

  1. Giovanni Antonelli 13 ottobre 2011 alle 16:43

    Volete sapere un altro male dell’università (o, almeno, di molte facoltà)? I docenti di basso livello. In linea con la nostra cultura devastata…

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